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Eventi e Fiere

itinerario “Val Vibrata”

Per chi arriva da nord, la solare e bella Martinsicuro è la prima spiaggia d’Abruzzo che s’incontra dopo aver oltrepassato il confine con le Marche. Sorge presso la foce del fiume Tronto ed è una ridente cittadina balneare attrezzata di alberghi e camping per accogliere i turisti estivi. Ma una delle attività preminenti di Martinsicuro è certamente la pesca, praticata non solo nelle acque dell’Adriatico bensì anche nell’Oceano Atlantico. Le antichità di questa città di mare si riducono all’alta Torre che serviva a vigilare l’arrivo dei pirati. Fu fatta costruire da Carlo V e le insegne del sovrano vi sono ancora ben visibili. Nella sua storia però Martinsicuro può vantare di aver ospitato Vittorio Emanuele II durante il suo viaggio verso le terre meridionali. Bellissimo è anche il lungomare della città dove non mancano alberi verdi e profumati come le palme e gli oleandri. E se dopo la tranquilla passeggiata volete fare acquisti, cercate le botteghe artigiane: potrete comprare raffinate borse o stupendi manufatti in ferro.

Continuiamo a costeggiare l’Adriatico, facendoci accompagnare nel nostro viaggio dalle limpide e azzurre acque del mare e dalla fine sabbia dorata. Superiamo Alba Adriatica e scendiamo verso sud, nella moderna Tortoreto Lido. Il paesaggio non cambia, ma continua a svelarci lussureggianti pini, oleandri e palme che colorano allegramente questo splendido angolo di paradiso, dove il cielo e il mare sembrano non avere confini. Naturalmente qui l’attività balneare è molto florida e vivace e ciò grazie anche alle attrezzatissime strutture di cui gode la città. E proprio nei mesi della bella stagione gli spettacoli e le manifestazioni di ogni genere non mancano come pure la curiosa sagra della chiocciola e quella delle vongole. A pochi chilometri dalla costa, domina Tortoreto Alto le cui antiche origini medievali sono testimoniate dalle viuzze e dall’architettura delle sue costruzioni. Il suo nome originario era Tortora come conferma l’immagine di una tortora sullo stemma della città. Passeggiando per i vicoli andiamo ora a visitare la bella Chiesa di San Nicola, risalente all’anno Mille ma in seguito ricostruita da Battista Gioldi nel XVI secolo: ammiriamo le sue vetrate decorate e la preziosa statua d’argento della Madonna della Neve. Decisamente barocco è l’interno della Chiesa di Sant’Agostino che conserva una statua in terracotta, del XVI secolo, della Vergine. Adiacente alla chiesa scorgiamo un monastero. Ancora un altro splendido edificio cristiano: questa volta visitiamo la Chiesa di Santa Maria della Misericordia con l’interno caratterizzato dagli affreschi raffiguranti gli episodi della Passione di Cristo. Quindi la Chiesa di Sant’Eufemia che custodisce importanti opere d’arte.

Lasciamo la costa e spingiamoci verso l’interno, nella vallata del fiume Tordino. Tra i paesi ubicati in questa zona c’è anche Mosciano Sant’Angelo, antico centro fondato dai monaci benedettini nel secolo IX e oggi reso famoso dai suoi mobilifici che producono arredamenti di alta qualità, tanto da meritare l’appellativo di “Cantù” d’Abruzzo. Una sosta merita la Torre medievale di Fra’ Matteo Angelo, in seguito diventata un campanile, dove si scorge raffigurato su di una pietra lo stemma degli Acquaviva d’Aragona, feudatari del borgo. Nel paese incontriamo poi l’antica Chiesa della Madonna del Rosario del XIX secolo. Caratteristico anche il Convento dei Sette Fratelli che ospita oggi i frati minori francescani. Nella sua chiesa c’è la statua della veneratissima Madonna del Casale, patrona della cittadina. Mentre a Montone, frazione di Mosciano, si può ammirare la Chiesa di Sant’Antonio, di stile gotico, e naturalmente il pregiato sarcofago trecentesco conservato nel suo interno. E proprio a Montone la fertilità della terra e il buon clima soleggiato permettono di produrre ottimi vini bianchi. Tra le specialità culinarie invece non dimentichiamo di gustare il saporito “agnello cacio e uovo”.

La nuova località che ci avviamo a visitare è Corropoli (il nome deriverebbe da Colle Ripoli), antichissimo paese agricolo la cui origine ci riporta indietro fino ai tempi più remoti. Non è un caso dunque se nella zona di Ripoli gli scavi archeologici hanno portato alla luce, presso il torrente Vibrata, un villaggio neolitico ricco di interessanti reperti. La città però è nota anche per una bella manifestazione religiosa che si celebra ogni anno il martedì dopo Pasqua. Si tratta della “Madonna che scappa”: le tre statue, della Madonna del Sabato Santo, di Cristo e di San Giovanni Evangelista, vengono portate nella spaziosa Piazza pie’ di corte, la piazza principale della città, per una letterale corsa in processione fino al ritorno in chiesa. Ma la tradizione e il folclore di Corropoli ci indicano un’altra data: il 10 febbraio in cui giovani sposi si recano presso il pozzo di Santa Scolastica per bere la sua acqua miracolosa che aiuterebbe fecondazione e fertilità. La statua della Santa o Madonna delle Grazie la troviamo nella Chiesa di Sant’Agnese dove scorgiamo anche la statua lignea della “Madonna Majulana”. Tra le altre bellezze artistiche e architettoniche da visitare, c’è senz’altro l’antica e imponente Abbazia benedettina. Lo stile romanico del chiostro è da attribuire all’opera dei benedettini, mentre più tardi i Celestini ne ristrutturarono l’esterno nel falso gotico. Nella vicina frazione di Gabbiano visitiamo anche il Monastero di San Benedetto risalente al XII secolo. Corropoli ci offre un simpatico e succulento appuntamento nei primi dieci giorni del mese di maggio, quando nella “sagra di gastronomia” potremo gustare tutti i piatti tipici. Di certo non man- cherà lo “stocco alla corropolese”.

Proseguendo il nostro itinerario nella valle compresa tra il Vibrata e il Sinello, si erge su di un colle Sant’Omero. La piccola località mostra nel suo punto più alto i resti di un Castello di epoca medievale: delle torri e parte delle mura di cinta. Il paese però ha una origine molto più antica e ne abbiamo conferma dalle numerose iscrizioni romane rinvenute su frammenti di pietre. Interessante da vedere sono poi il Palazzo Marchesale e le due chiese. La Chiesa di Santa Maria a Vico, la cui origine risale fino al lontanissimo paleocristiano, ha un portale in pietra che c’immette nel suggestivo interno a tre navate. Più giovane è invece la Chiesa Parrocchiale di Sant’Omero del XIV secolo. Molto caratteristico è l’appuntamento annuale dell’Albero di Maggio, quando durante la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio i membri dei partiti di sinistra, comunisti e socialisti, erano soliti piantare un pioppo nel terreno davanti al Municipio, poi il brindisi e quindi il ritorno a casa con il sorgere del sole. Oggi però le due specifiche bandiere, a seguito delle diverse vicende politiche, sono state sostituite da un’unica bandiera rossa.

Da Sant’Omero si procede ora, in direzione sud, verso l’antichissima Campli di origine preromanica. Il paese, dopo alterne vicende, finì per appartenere a Margherita d’Austria, sposa di Ottaviano Farnese che qui ordinò l’edificazione dell’omonimo palazzo oggi sede comunale. Di edifici da ammirare a Campli ce ne sono davvero a non finire. Cominciamo col visitare la Chiesa di Santa Maria in Platea, risalente al ’300, ma poi ristrutturata quattro secoli dopo. Nel suo interno, atre navate, sono conservati tele e dipinti di grande interesse artistico nonché di notevole bellezza, come per “l’Assunta”, “il Battesimo di San Pancrazio” e il “Martirio del Santo”, tutti affrescati sul soffitto ligneo dell’edificio. Su un fianco della facciata principale ammiriamo invece la torre campanaria iniziata nel XIV secolo e poi completata nel secolo successivo. Molto bella, con il suo portale romanico impreziosito da sculture, è anche la chiesa di San Francesco del 1300. L’interno è ad unica navata e presenta importanti arredi, come i resti di un trittico del XIV secolo, opera di Cola dell’Amatrice, una classica croce lignea dipinta, un grande altare di stile barocco e un affresco seicentesco dell’Annunciazione. Nello stesso secolo è stata edificata anche la chiesa di San Giovanni adornata con affreschi e dipinti pregiati. Nelle sue immediate vicinanze c’è Porta Angioina o Porta Orientale che data al XIV secolo. Fa parte della fortificazione dell’antico borgo e mostra gli stemmi angioini. E poi ancora visitiamo la chiesa di Santa Maria degli Angeli con il suo altare ligneo, la chiesa della Misericordia che conserva una tela di Giambattista Boncori e la chiesa di San Bernardino di cui ammiriamo anche il grazioso chiostro. Suggestiva è sicuramente la nota Scala Santa e da allora si cominciò ad aprirla ai fedeli quattro volte l’anno per permettere loro di percorrerla in ginocchio al fine di ottenere il perdono. Oggi fedeli e turisti possono ancora ammirarla. Merita una visita anche la vicina frazione di Campovalano dove grazie agli scavi archeologici è stata rinvenuta una necropoli romana risalente al V e VI secolo avanti Cristo. Le tradizioni di Campli sono altrettanto interessanti, come la singolare e solenne processione nel mese di maggio verso la grotta di San Michele, o la succulenta “sagra della porchetta” a fine settembre che si accompagna a festeggiamenti folcloristici. Il 3 gennaio, invece, il paese e il circondario partecipa al presepe vivente.

Il primo itinerario di questa provincia si conclude nel suo capoluogo, Teramo, città che sorge su di un’ampia pianura tra il torrente Vezzola e il fiume Tordino. Proprio perché posta tra due corsi d’acqua l’antico nome di Teramo era Interamnia. Durante il periodo romano fu sicuramente un importante municipio, come ci testimoniano i resti dell’Anfiteatro e del Teatro Romano, del III-IV secolo dopo Cristo, che incontriamo nella parte antica situata nel cuore della città. Alla caduta dell’impero anche Teramo subisce i secoli bui delle invasioni barbariche, fino alla ricostruzione avvenuta per volontà del vescovo Guido II. Il suo nome è legato soprattutto alla cattedrale di San Berardo, da lui fatta edificare nel 1158, sulle ceneri, sembra, di un tempio pagano dedicato alla dea Giunone. Nel XIV secolo la struttura venne ampliata e poi nel 1700 se ne trasformò lo stile barocco, ma fortunatamente in questo secolo la cattedrale è stata restaurata e si è potuto tornare ad ammirare il suo originale e armonioso stile romanico. Nella parte esterna imponente è il portale d’ingresso rialzato su di un’ampia scalinata, così come il campanile quadrangolare. All’interno scorgiamo subito il pregiato paliotto in argento di Nicola da Guardiagrele che vi ha raffigurato suggestive scene evangeliche. Preziosi sono anche il polittico del 400 di Jacobello del Fiore, il candelabro per il cero pasquale e il pulpito. Nella cappella di San Berardo sono custodite le spoglie del santo. A pochi passi di distanza troviamo il palazzo comunale risalente all’800, ma con loggia trecentesca e iscrizioni romane nell’atrio. Ecco ora l’antichissimo Palazzo Vescovile con i suoi portici medievali, poi continuando il cammino alla scoperta di Teramo, visitiamo la chiesa di Sant’Antonio, già San Francesco, costruita nel XIII, XIV secolo e restaurata nel secolo XVI. Le linee originarie sono state conservate all’esterno mentre l’interno ha assunto uno stile baroccheggiante. Vi si trovano interessanti tele e tracce di affreschi del 1400. A questo punto visitiamo la chiesa di Sant’Anna, un tempo l’antica cattedrale della città chiamata Santa Maria Aprutiensis. La struttura bruciò, nel XII secolo, nel rogo in cui fu arsa tutta la città dopo il saccheggio del Conte di Loretello. Solo una parte della chiesa è rimasta intatta, fra cui la Cappella di San Berardo che miracolosamente non ha subito nessun danno. Fermiamoci adesso ad ammirare anche la piccola chiesa di Santa Caterina aperta ai fedeli una volta l’anno. Nelle vicinanze scorgiamo un antico edificio privato del 1200, appartenuto alla famiglia feudale dei Melatini, quindi scopriamo la chiesa di San Luca del 1300, all’esterno interamente in pietra e all’interno con un bell’altare in legno con rilievi.

Di fronte alla Piazza Caduti per la Libertà c’è l’antichissima chiesa della Madonna delle Grazie, costruita nel secolo XII. Nel suo interno si ammirano meravigliose tele e la tipica statua lignea della Madonna col Bambino. Passeggiando nella fresca Villa Comunale di Teramo s’incontra un grazioso edificio in stile neoclassico, sede del Museo Civico in cui sono conservati interessanti reperti archeologici. Nella palazzina, inoltre, c’è la ricca Pinacoteca della città dove si possono trovare numerose opere artistiche quali: sculture, ceramiche  e tele. La cultura e la storia di Teramo continua a manifestarsi anche nelle tradizioni e manifestazioni varie, molto famosa è la “Coppa Interamnia”, torneo mondiale di pallamano che porta in città atleti da tutte le nazioni.

             

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